sábado, 27 de junio de 2009

Etica nel calcio? Chissà

Ultimamente l’economia mondiale si sta comportando più come una scordinata musica di Discoteca burina e truzzona che nel ritmo poco melodico ma stabile degli anni scorsi, soprattutto dei Happy Nineties, come piace ricordare agli americani il loro piccolo e intenso momento di gloria avvenutasi durante e solamente gli anni ‘90 del secolo scorso, col presidente puttaniere Clinton (poi hanno voluto rivestirsi da imbecilli e, poveretti, ci hanno fatto tenere quel poverino di George W., comunque quelle sono altre storie). Adesso l’economia, di per sé in un circolo d’autodistruzione permanente durante qualche anno –benvenuti alla crisi!-, o diciamola meglio: la perversione dell’economia, sta distruggendo anche il calcio europeo. E, aimé, era una crónica de una muerte anunciada.

Ebbene sí. Questo post può sembrare il tipico articolo d’opinione d’uno sconosciuto con idee demagogiche e populiste come un qualsiasi esponente della classe media europea dei nostri giorni, ma anch’io penso che il nostro amato calcio europeo, il migliore del pianeta, stia cominciando a soffrire seriamente, e sottolineo seriamente, la perversione dell’economia capitalista. È per tutti chiaro che sebbene il capitalismo è l’unico sistema economico valido e legittimato per garantire tutti i sogni degli esseri umani, anch’è vero che tale sistema dev’essere perennemente vigilato dallo Stato, o da qualche istituzione che garantisca una minima morale: un’etica. Poco fa il neo-presidente degli Stati Uniti Barack Obama s’è fatto seguire da tutti i leader europei, ma anche dai Medvedev, Lula, eccetera, che vedono le loro economie in stabile crescita anche in periodi di seria crisi, di creare un’istituzione che garantisca il fair-play tanto nel FMI come nel World Bank.

Nel calcio europeo i nuovi stipendi che riceveranno gli strafamosi Riccardo Kakà e Cristiano Ronaldo dal Real Madrid di don Florentino Pérez (dieci milioni di euro a testa per quattro anni) e le cifre astronomiche che ha pagato il patron dei madridisti ai patron del Milan per Kakà e a quelli del ManU per CR7 sembra che abbiano aperto la porta alla volontà dei super-arabi del ManCity di voler pagare cifre ancora più elevate per altri giocatori. Non è una notizia se scrivo che il calciomercato attuale è secco, praticamente schizofrenico dopo gli acquisti di Florentino. I grandi club calcistici si sono ritirati, sebbene superficialmente e momentaneamente, dal mercato, aspettando che ci sia un primo tra di loro che ricominci a toccare le manopole magiche (cioè i giocatori più importanti). In mezzo a queste polemiche, cosa dice Blatter? Benedice Floren (sono amici…). E cosa pensa Platini? Dobbiamo creare un’istituzione che garantisca il savoir-fair tra i club. Grazie a Dio!

L’idea è creare una Comissione o un Comitato nella UEFA, e quindi della stessa UEFA, che vigili il lavoro degli intermediari, Agenti FIFA e altri topi che infangano il calcio. Chi non è stanco di leggere nomi di personaggi oscuri tipo Migliaccio, Carvajal, Bosco Leite, Roberto de Assís, El-Mihkri…? Perchè quando finiscono i campionati sono più importanti le scelte di queste persone ai patti club-giocatori? Ultimamente, i giocatori seguono i rappresentanti, e non viceversa (per esempio, a Barcellona è nota la leggenda che il rappresentante di Stoichkov voleva più soldi quando aveva ricevuto l’offerta di Núñez e Cruyff, nei primi ‘90, e si era posto come obiettivo non vendere il suo rappresentato finché lo stesso Hristo lo minacciò non solo con spedirlo). E questo, come molti desiderano, potrebbe cambiare dalla stagione 2010-11. Dobbiamo crederci? Mah… Io so solo che il calcio è uno sport stupendo, ma che si abbandona come una puttana ai desideri spesso perversi di burocratici, agenti, intermediari e comissioni varie che, per nostra disgrazia, lo stesso calcio genera.

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